San Romualdo

Siedi nella tua cella come nel Paradiso

scordati del mondo e gettalo dietro le spalle

San Romualdo

L’anno di nascita del fondatore dell’Ordine Camaldolese non è del tutto certo, in molte pubblicazioni viene indicato l’anno 951 o 952, ma anche l’anno 907 è molto probabile. Proveniva dall’illustre famiglia italiana dei Duchi di Ravenna.

Nella sua giovinezza condusse una vita mondana, piena di giochi e piaceri. All’età di vent’anni, assistette all’omicidio di un parente in duello da parte del padre Sergio. Romualdo decide di espiare il gesto del padre e fa penitenza per 40 giorni in un monastero benedettino. La sua permanenza nel monastero, che era una penitenza, purificò e rafforzò la sua coscienza, lo riconciliò con il prossimo e lo convertì a Dio. Durante questo periodo, Sant’Apollinario, il santo patrono del monastero, gli apparve due volte, il che di conseguenza spinse Romualdo a dedicare la sua vita a Dio. Fu ammesso nella congregazione benedettina dove fu modello di eremita, virtù e austerità monastica. Il lassismo, la libertà e la mancanza di disciplina che regnavano in quel momento fecero sì che, con il consenso dei suoi superiori, si recasse con l’amico Marine nel monastero di Cux, al confine tra l’odierna Francia e Spagna. Lì vivono in case separate, coltivando la terra, osservando rigidi digiuni e silenzio, riunendosi solo per i pasti comuni e le preghiere. Nell’abbazia di Cux Romualdo apprese gli scritti dei Padri del deserto (monaci cristiani che vissero da soli dal IV alla fine del V secolo nei deserti dell’Egitto, della Siria e della Palestina).

Intorno all’anno 988, Romualdo tornò a Ravenna e fondò un eremo presso l’abbazia benedettina in un luogo chiamato Pereum.

Romualdo aveva una personalità straordinaria e condusse una vita eccezionalmente ascetica, irradiando pace, la saggezza, la potenza e l’amore di Dio. I biografi sottolineano la sua indole allegra e persino giocosa, che si sposava perfettamente con la dignità patriarcale. Ha accolto tutti, non ha respinto nessuno. Pertanto, dopo un breve periodo, l’eremo non poté ospitare i discepoli di San Romualdo. Sviluppò un metodo di procedere: per coloro che erano meno resistenti alle difficoltà della vita dell’eremo, costruì un monastero vicino all’eremo. Quando si riempì di monaci, affidò la gestione a un discepolo scelto, mentre si trasferì con un piccolo gruppo o da solo in un altro luogo nascosto nel deserto della foresta. Fondò una dozzina di eremi. E’ conosciuto soprattutto a Pereum vicino a Ravenna e a Campo di Maldoli in Toscana, il cui nome Camaldoli diede in seguito il nome “Camaldoli” all’ordine. I monasteri e le abbazie che furono fondati erano congregazioni benedettine.

Dei vari eremi fondati da San Romualdo, solo l’eremo di Camaldoli, situato nell’Appennino Toscano, è sopravvissuto ed è diventato la culla e il centro dell’Ordine Camaldolese. Il quarto priore di questo eremo, il Beato Rodolfo, redasse in forma di Costituzione le linee guida e le indicazioni date dal Santo Padre Romualdo, creando così il primo documento della legislazione camaldolese

Fu solo nel 1072 che papa Alessandro II permise ai camaldolesi di separarsi dalla congregazione benedettina e di fondare un nuovo ordine.

Tra i discepoli di San Romualdo ci sono santi della Chiesa cattolica che ci sono molto noti:  San Bruno di Querfurt, San Pier Damiani, Benedetto e Giovanni, due dei Cinque Fratelli Martiri di Międzyrzecze, Sant’Adalberto, Gregorio XVI (Papa negli anni 1831-1846).

Sulla vita e l’opera di San Romualdo abbiamo notizie da San Pier Damiani, che dice: “Lo Spirito Santo, abitando nel suo cuore, suscitò questo terrore negli empi”. Fece anche sì che “ovunque andasse un sant’uomo, mieteva sempre raccolti, guadagnava anime, strappava persone dal mondo, infiammava così tanto la mente delle persone alle cose celesti che il mondo intero sembrava essere inghiottito dalle fiamme”.

San Bruno di Querfurt, nella sua opera “La vita dei cinque fratelli”, presenta il carisma dei monaci camaldolesi. Viene descritto come il “triplex bonum” (triplice bene): “per i novizi venuti dal mondo si desiderava un monastero, e per i maturi e assetati del Dio vivente la solitudine perfetta, e coloro che desideravano separarsi da questa vita e stare con Cristo avevano l’opportunità di predicare il Vangelo ai pagani”. Grazie a San Romualdo, i camaldolesi riuscirono a coniugare la vita comunitaria con la vita eremitica negli eremi. Questo esprimeva l’emblema scelto dell’Ordine: due colombe che bevono dalla stessa coppa.

San Romualdo morì nel monastero di Val de Castro presso Ancona il 19 giugno 1027.

 

«Piccola Regola» di san Romualdo:

Siedi nella tua cella come nel paradiso.
Scordati del mondo e gettatelo dietro le spalle.
Fa’ attenzione ai tuoi pensieri come un buon pescatore ai pesci.
L’unica via per te si trova nei Salmi, non lasciarla mai.
Se da poco sei venuto, e malgrado il tuo primo fervore
non riesci a pregare come vorresti, cerca, ora qua ora là,
di cantare i Salmi nel cuore e di capirli con la mente.
Quando ti viene qualche distrazione,
non smettere di leggere; torna in fretta al testo
e applica di nuovo l’intelligenza.
Anzitutto mettiti alla presenza di Dio
come un uomo che sta davanti all’imperatore.
Svuotati di te stesso
e siedi come una piccola creatura,
contenta della grazia di Dio;
se come una madre Dio non te la donerà,
non gusterai nulla, non avrai nulla da mangiare.

“Vita di cinque fratelli” di san Pier Damiani. Clicca qui.