San Benedetto

Nulla anteporre all’amore di Cristo

Benedetto

“Le Monache Camaldolesi professano la Regola di S. Benedetto con le Costituzioni proprie e si richiamano alla Tradizione di Camaldoli”

(Costituzioni delle Monache Camaldolesi p.1)

San Benedetto è il padre di tutto l’Ordine Benedettino. L’unica fonte a nostra disposizione per conoscere la sua figura sono i “Dialoghi” di papa S. Gregorio Magno, un’opera in quattro libri scritta verso il 593-594, dove il libro secondo è completamente dedicato a Benedetto.

Benedetto nacque a Norcia nel 480. Da ragazzo fu mandato per studi a Roma, dove sperimentò la conversione religiosa che lo indusse a ‘lasciare’ il mondo per rientrare nel mondo come uomo nuovo. La ‘Vita’ ce lo mostra dapprima quale membro di un gruppo di asceti che vivevano a Enfide (oggi Affile), a est di Roma; poi -per un periodo di tre anni- come asceta solitario a Subiaco.

Dopo un’amara esperienza alla guida di un gruppo di monaci che l’avevano voluto come loro superiore, ma che poi mostrarono di non avere alcuna intenzione di vivere una vita cristiana impegnata, Benedetto tornò a Subiaco, dove, in breve tempo, fu circondato da numerosi discepoli per i quali eresse dodici monasteri, ognuno dei quali composto da dodici monaci.

Dopo aver constatato che questi monasteri risultavano profondamente radicati, Benedetto, con alcuni discepoli, lasciò tale regione e si trasferì in cima al monte sovrastante Cassino (a circa 120 chilometri da Roma sulla strada verso Napoli) dove eresse appunto la famosa abbazia di Montecassino. Là mori, secondo la tradizione, il 21 marzo 547.

San Benedetto scrisse una Regola per monaci, che cambiò il monachesimo occidentale. Ed è proprio leggendo la Regola che è possibile cogliere la complessa personalità del santo, che appare sicuramente quale grande organizzatore, ma più ancora -per l’attenzione e il rispetto nei confronti dell’individuo- quale padre premuroso dei suoi monaci.

La Regola consiste di 73 capitoli. Nel settantatreesimo e ultimo capitolo, San Benedetto afferma con modestia che la sua Regola non è tanto un manuale di istruzioni per raggiungere la perfezione, quanto piuttosto si tratta di linee guida verso la devozione per coloro che si avvicinano alla vita spirituale. La Regola, comunque, non è soltanto per i novizi o coloro che intendono diventare monaci, ma è anche un manuale, un codice per la preghiera, per la vita monastica nel complesso, così come una ispirazione per l’organizzazione, per i doveri monastici e per le azioni disciplinari che vanno intraprese dagli abati e dai superiori. La Regola nel suo complesso incoraggia l’amore, la preghiera, il lavoro, il rispetto, la castità, la moderazione e la comunione.

La Regola si diffuse velocemente, fu accolta da numerosi altri monasteri, e rimane oggi di fondamentale importanza per l’Ordine Benedettino. La Regola era semplice da utilizzare e da seguire per tutti, non soltanto per i messaggi chiari e concisi al suo interno, ma anche perché era pensata per essere adottata da altri monasteri autonomi e non soltanto dall’amato Montecassino di San Benedetto. Un importante personaggio storico che fece una copia della Regola di San Benedetto e la promosse in tutta l’Europa occidentale fu Carlo Magno nell’VIII secolo. Dopo essere stato ispirato durante una visita a Montecassino, Carlo Magno richiese delle trascrizioni della Regola. Una di queste molte trascrizioni originali della Regola sopravvive ancora oggi.

(Fonti: https://www.asram.org/texts/benedictIt.html, https://abbaziamontecassino.it/carisma/la-regola-di-san-benedetto/)

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